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una mirabile impresa guerresca | 391 |
nostre truppe fremono, ed i pontieri invocano
l’ordine di riprendere il lavoro.
Il lavoro è ripreso. Immediatamente le granate austriache ritornano al ponte, e questa volta battono le campate di attacco e quelle del centro. Non rimangono più che brevi tratti del ponte ancora sull’acqua; il resto ha il lamentevole aspetto di un avanzo di naufragio. Ricominciare è impossibile. Del resto il materiale necessario per il completamento del ponte comincia a fare difetto. Si deve aspettare la notte per muoversi. È stato possibile traghettare alcuni feriti dall’isolotto, poi ogni comunicazione attraverso il fiume deve cessare. La giornata trascorre lenta in un’ansia mordente per la sorte dei due battaglioni rimasti sulla riva opposta e sull’isola. Che cosa avveniva laggiù?
Il nemico non ha osato un attacco su quella piccola forza che aveva passato l’acqua. Non si è mosso; ha creduto meglio agire da lontano, i nostri si sono ritirati dalle pendici di Sagrado ritornando alla riva. Là si sono trincerati.
Passato un primo soffio di sgomento inevitabile al sentirsi soli, senza soccorsi, contro masse di nemici, hanno preso le disposizioni della difesa. Il greto del fiume formava un angolo morto: vi si interrarono. I tiri di fucileria e di artiglieria passavano sopra a loro e finivano nell’acqua. Le perdite dovute al