Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
una mirabile impresa guerresca | 389 |
divide l’operazione e la facilita. E poi la corrente
è più calma in quel punto.
Tutto è pronto. Nell’ombra della sera la truppa destinata al primo passaggio inoltra silenziosa da Gradisca e si cela nei cespugli della riva. Il materiale per la costruzione si ammassa. Alle dieci e mezzo i pontieri cominciano il lavoro. Nel medesimo tempo numerose barche traghettano le avanguardie. L’isolotto si popola. Non si ode che un risciacquìo sommesso di remi. Due battaglioni hanno lasciato la riva destra. Delle barche tirate a secco e portate a braccia attraverso l’isola sono varate sull’altro ramo del fiume. Si traghetta ora verso la riva nemica. Le operazioni procedono rapide, ordinate, in una quiete profonda.
Le prime truppe che sbarcano dall’altra parte avanzano verso Sagrado. Un intero battaglione, una piccola parte del secondo, e dei drappelli del genio, formano questa estrema avanguardia, che oltrepassa la ferrovia e arditamente s’inerpica e si aggrappa alle pendici del Carso sopra Sagrado. Il nemico pare scomparso. Ma all’improvviso scroscia la fucilata dalla parte di Sdraussina. Gli austriaci tentano, con un attacco subitaneo sul fianco sinistro, di isolare i nostri. L’ultima compagnia sbarcata, che costituiva la riserva, si slancia contro al nemico. Non si trincera, non si difende: assalta. Nella notte, nell’ignoto, corre addosso al lampeggiamento dei colpi, che si