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una mirabile impresa guerresca 387


dell’invasione. Tre giorni dopo la dichiarazione della guerra, le nostro ricognizioni già avevano scelto i punti di passaggio sul fiume. L’ultimo giorno di maggio ci avrebbe forse potuto trovare sulle pendici del Carso. L’alluvione ci fermò. Il nemico profittava intanto della piena per provocare quella inondazione del piano, fra Sagrado e Monfalcone, della quale narrammo diffusamente nelle cronache di giugno. Con l’inondazione gli austriaci sottraevano un vasto territorio alla manovra, restringevano i punti possibili di attacco e potevano concentrare su di essi la difesa.

Sei giorni trascorsero nell’attesa. Il 4 giugno l’Isonzo decresceva. Si iniziarono le operazioni per varcare subito il fiume nel punto meno contrastato, verso Monfalcone. Tutte la artiglierie di un corpo di armata aprirono il fuoco alla sera. All’alba del giorno dopo due battaglioni traghettavano su barche, spezzavano una debole resistenza del nemico, inoltravano verso Pieris. Dietro a loro si gettavano i ponti militari. A mezzogiorno forse una intera divisione era sulla riva sinistra. Incominciava l’avanzata su Monfalcone, che fu presa due giorni dopo. Ma l’inondazione isolava questa mossa.

Fra le truppe che agivano nella zona di Monfalcone e quelle che agivano nella zona di Gradisca si distendeva la calma di una immensa palude. Un nuovo passaggio dell’Isonzo doveva