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una mirabile impresa guerresca | 385 |
traverso i muri ad un pianterreno, senza esplodere, e dalla strada si vede il terribile intruso nell’interno della casa. La finestra è spalancata, e chi passa scorge nell’ombra la granata enorme e nera, adagiata sopra un letto di calcinacci, allungare il muso aguzzo e formidabile nell’angolo di una modesta cameretta adorna di oleografie, piena di tristezza e di rassegnazione. Il resto della casa è crollato per altri colpi. Ancora pochi passi, e in una piazza cosparsa di rottami fumano ancora le macerie di una vecchia villa.
L’hanno colpita con granate incendiarie. Un grande avanzo della fronte, annerita dalle fiamme, tiene come sospesi dei lembi di adornazione classica, che l’immaginazione prolunga nel vuoto completando le linee del palazzo secolare. In alto, due statue di pietra settecentesche, rimaste sole in piedi sul coronamento, avvolte con grazia in lievi drappeggi, hanno un gesto leggiadro di danza, una posa da minuetto, e sorridono. Qualche granata passa nel cielo rombando e soffiando come un’elica da aeroplano, diretta chi sa dove, e il suo rumore si spegne. Va forse alla ricerca dei nostri ponti.
Il Carso appare vicino. Da Begliano si distingue bene la prominenza del Monte dei Sei Busi. Nella luce di un tramonto vedevamo tutto ardente quel baluardo fortificato che domina