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384 sull'isonzo e sul carso


illuminazione pubblica pendono in informi grovigli dai bracci di sostegno. Fu a San Canziano che un cavallo fece un famoso volo, arrivato fino alle colonne dei giornali. La povera bestia, attaccata ad un carretto da battaglione, stava in un cortile quando, a due passi, scoppiò un proiettile da trecentocinque. Il carretto si sfasciò, il cavallo sparì. Per il momento fu creduto annientato dall’esplosione; ma alla sera si scoprì che, lanciato in aria dallo scoppio, il cavallo era ricaduto sopra una casa vicina, aveva sfondato il tetto, ed era sul pavimento d’una camera, morto ma senza ferite, coperto di polvere e di tegole rotte. C’è rimasta ancora la selletta col sottopancia.

Più avanti, Staranzano è quasi distrutto. Dobbia è in rovina. Le antiche case di Monfalcone si disfanno sotto ad un bombardamento inesplicabile e feroce, che non ha ragioni militari. Granate incendiarie appiccano il fuoco, completano la devastazione, e le fiamme sono vedute alla notte fino da pescatori che remano nella quiete buia delle lagune di Marano. Begliano è morta. Due facciate di case ancora in piedi illudono chi arriva. Prima di entrarvi il villaggio pare quasi intatto, e non c’è più. Ha l’aspetto di un paese abbattuto dal terremoto. Rimangono dei muri con delle finestre, isolati come quinte di teatro. Anche qui ha cannoneggiato il trecentocinque.

Uno dei giganteschi proiettili è arrivato at-