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una mirabile impresa guerresca 383


me comincia la visione pietosa dei villaggi bombardati. Erano rimasti intatti e viventi fino ad un giorno recente nel quale il nemico ha aperto le ostilità contro di loro.


La popolazione emigra sotto alle granate, ma poi quasi sempre ritorna e si riannida tenace nelle case sconnesse, presso la chiesa crollata. Così a Turriaco, sgretolato qua e là dai colpi, abbiamo ritrovato un po’ di vita. Dei bambini giuocavano vicino alle rovine di un edificio che aveva bruciato tutta la notte e che mandava ancora fumo e calore dalle sue macerie calcinate. A San Canziano, sulle soglie di case sfondate sono comparse delle donne. Il paesello è stato bombardato con i grossi calibri, come una fortezza.

Qualche casa è scomparsa. Una granata da trecentocinque ha distrutto interamente l’abside della vecchia chiesa, e dall’immane breccia si vede l’interno bianco del tempio sventrato, pieno di rottami, invaso dal vento che agita lembi di paramenti sulla devastazione degli altari. Siccome le granate non parevano sufficienti a sconfiggere il terribile San Canziano, degli aeroplani sono arrivati carichi di bombe, e, abbassando il volo per non sbagliare il colpo, hanno gettato i loro esplosivi.

Le case rimaste in piedi sono butterate di schegge, con delle imposte sfondate, con i tetti disfatti. Agli angoli, i lampioni di ferro della