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un atto di sublime sacrificio 379


la nazione, rimangono tre righe di rapporto richiamate da un numero di archivio. Percorrendo la fronte si scopre che gli ardimenti più grandi non sono isolati, che scaturiscono in ogni settore nelle stesse circostanze, il cannone eroico di Lucinico ha dei confratelli per tutto, a Gradisca, a Sagrado, sul Carso....

A Lucinico dopo quella battaglia la nostra fronte sostò, mentre varcava l’Isonzo a nord e a sud, a Plava e a Sagrado, e la conquista si affermava sull’altra riva. Gorizia si vede vicina, pittoresca, intatta dalle trincee di Lucinico. I suoi edifici più nuovi e più bianchi, senza una ferita sulle loro facciate, avanzano verso il fiume, lungo viali alberati, e alla sera tutti i suoi vetri si accendono dei bagliori del tramonto, con un’apparenza di illuminazione e di festa. I campanili delle chiese numerose si affacciano incontaminati dalla guerra al di sopra dei tetti. Soltanto la stazione di San Pietro, che serviva ai trasporti di materiale da guerra ed era circondata di depositi, è stata danneggiata dalle nostre granate. Contro ad una grande tettoia da locomotive il tiro fu sospeso perchè sorse il dubbio che potessero esservi raccolti dei rifugiati.

I cannoni del nemico devastano, i nostri combattono soltanto. Non colpiscono che i punti dei quali è accertata, l’importanza militare. Non fanno la guerra agli inermi, alle case, ai monumenti. Da una parte è la rovina, un