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un atto di sublime sacrificio 377


tinuò finchè tutte le granate furono scagliate contro l’ostacolo, tutte. Allora soltanto, definitivamente, il cannone tacque. Imperversò ancora su di lui la tempesta del bombardamento. Quando anche essa languì e il fumo si dissipò, sulla strada deserta non c’erano più che delle cose informi.

Il cannone, colpito ad una ruota, con l’affusto sfasciato, era rotolato nel fosso. Cominciò allora una lotta per non lasciar cadere quei gloriosi rottami in mano al nemico.


L’eroico sacrificio di quel pezzo aveva costretto l’avversario a rivelare tutte le sue posizioni. Una breccia era aperta sulla strada, ma inoltrarsi era impossibile in mezzo ai fuochi incrociali di fucileria e di artiglieria che convergevano da ogni parte, risvegliati dall’allarme, provenienti da trincee delle quali soltanto allora poteva valutarsi l’importanza e scoprirne la disposizione. Non potevamo muoverci, nessun assalto sarebbe arrivato in quelle condizioni. Nuove disposizioni si meditavano, la situazione poteva essere studiata nella sua realtà. Nelle trincee i soldati non pensavano che al cannone che bisognava riprendere.

Per tutto il giorno fu tenuto lontano il nemico. Gli artiglieri della batteria erano in trincea con i fucilieri. E furono gli artiglieri che alla fine vollero uscire, sotto al fuoco, inoltrando lungo gli argini della strada. Essi ri-