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374 guerra d'assedio intorno a gorizia


formidabile per lo sbarramento di un piano, era ammassato su quello sbocco. La difficoltà più grave all’assalto non era l’invulnerabilità delle trincee nemiche, non era l’intensità del loro fuoco, era il reticolato, quella cosa che appariva così lieve nella distanza, così leggera e sfumata come una bruma azzurrastra. Sulle trincee si arriva, contro al fuoco si avanza, ma nessuna volontà e nessun eroismo potevano far valicare le sterminate barriere di fili di acciaio intessute sopra uno spessore di cinquanta metri. Allora i mezzi efficaci che abbiamo trovato per la distruzione dei reticolati non esistevano. Le grosse forbici a tenaglia, che così bene avevano servito ai giapponesi in Manciuria, si spezzavano. Per renderle inutili il nemico aveva adoperato dei fili grossi come cordicelle. I reticolati di Lucinico parevano inattaccabili. Si pensò al cannone.

Avvenne qualche cosa di gigantesco. Nella prima luce scialba, livida di un’alba, l’ora dei silenzi anche sul campo di battaglia, si vide un cannone uscire al galoppo dalle nostre posizioni. Si era dovuto lavorare a spianare un tratto di trincea per aprirgli il passo. Pareva che si lanciasse solo all’assalto.

Fra le due linee nemiche, in una fredda, pallida, tragica solitudine, imperterrito, il cannone galoppava alla morte. Andava lungo la strada bianca e diritta verso le trincee austriache. I suoi sei cavalli si allungavano vigorosa-