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un atto di sublime sacrificio | 371 |
no. Credono forse di demolire i nostri quartieri
d’inverno. Un fumo denso e scuro passava
sui tetti. Bombardavano anche Villanova, ai piedi dei Monte Fortin, lieve altura sulla
riva destra dell’Isonzo. Lontano, una grande
colonna di fumo bianco: un deposito nemico
ardeva, incendiato da una granata nostra, nel
sobborgo goriziano di San Pietro. Spesso un
rumore di battaglia scendeva dal cielo.
Era un tempestare rapido di esplosioni altissime nell’azzurro. Il fuoco dei cannoni antiaerei inseguiva aeroplani nemici. La caccia ci fermava attenti, pieni di crudeli speranze. Le nuvole degli shrapnells si seguivano in fila; creavano una lunga, strana punteggiatura bianca sul sereno, cancellata con lentezza dal vento fino a formare una scìa pallida e confusa, una specie di via lattea striata e diafana. Minuscolo, chiaro, lontano, veloce l’aeroplano filava avanti ai colpi, più in alto.
Appena lasciato con gli occhi era perduto nella luce. Nuove nuvolette ce lo indicavano, più in là. Pareva una corsa fra il volo e i colpi di cannone. La macchina alata fuggiva dai tiri di una batteria e incontrava i tiri di un’altra. A intervalli il bombardamento del cielo cessava, per ricominciare più remoto. In un certo momento, quattro aeroplani austriaci volteggiavano sulla zona di Cormòns.
Si difendevano sollevandosi. È ben raro che il tiro dei cannoni possa abbattere un aero-