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366 guerra d'assedio intorno a gorizia


al nord di Cormòns erano affollate di cannoni, di cassoni, di carri, artiglierie da posizione salivano lentamente trascinate da lunghe file di buoi bianchi, e il Monte Santo, la vedetta anemica, osservava freddamente tutto questo movimento, occhieggiando da lontano al di sopra della spalla del Sabotino.

Gli austriaci hanno per tutto questo vantaggio: vedere. Il terreno sale sempre di fronte a noi; al di là di una montagna ce n’è una più alta. Non ci ha preoccupato l’ascesa, ma la vigilanza. Lo sguardo del nemico scopriva tutto il nostro scacchiere, seguiva ogni mossa, poteva guidare sopra ogni punto, con precisione, il fuoco di cannoni lontani. In certi settori esso vigila ancora la rete delle nostre strade, scopre la vampa d’ogni nostro colpo. Abbiamo dovuto preparare ardite battaglie allo scoperto, senza segreti, e le nostre vittorie acquistano un valore magnifico di audacia, una grandezza prodigiosa di nobiltà e di vigore, per questa lealtà ineluttabile, per questa disperata sincerità che ci faceva trovare il nemico sempre pronto, sempre in forze, cognito del nostro piano.

Quelle prime azioni non erano che una presa di contatto, non avevamo che una importanza di ricognizione. Ci aspettavamo una difesa ben preparata, sapevamo che il nemico aveva da anni studiato minutamente quella zona dal punto di vista militare, le informazioni