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un atto di sublime sacrificio | 365 |
nura; al di là del fiume il terreno ridiviene
montuoso. Il nemico aveva fatto di queste alture
oltre l’Isonzo un immenso spalto di fortezza,
della quale il fiume era il fossato. Avanti
a Gorizia tutte e due le rive del fiume sono
montuose: di fronte il Monte Santo sulla sinistra,
il Sabotino sulla destra, vicino al Sabotino
le brevi ondulazioni di Oslavia, vicino
ai colli di Oslavia il Podgora, ultimo sperone
sulla pianura. Questo gruppo di alture al di
qua dell’Isonzo il nemico aveva conservato e fortificato,
costituendo una poderosa testa di
ponte che difendeva il passaggio e garantiva
a lui il libero varco del fiume nella possibilità
di una offensiva. Questa era la situazione all’inizio
del conflitto.
Ricordo gli ultimi giorni di maggio, quando, varcata d’un balzo la frontiera, le nostre truppe iniziavano l’attacco della testa di ponte di Gorizia. Le fanterie assalivano furiosamente le piccole trincee, ai piedi delle alture, gettandosi contro ai reticolati senza ancora conoscerne la forza, cercando di svellerli con le mani, di aprirsi un varco come in una siepe. Attanagliati ai fili rimanevano dei morti, che non parevano morti, tanto i loro volti conservavano una espressione di volontà e di furia e i loro corpi eretti un gesto di vigore. Tuonavano contro al Sabotino le nostre artiglierie da San Martino, da Quisca, da Bigliana, le strade