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364 guerra d'assedio intorno a gorizia


un lembo di suolo senza il suo bastione; ha fatto d’ogni fosso, d’ogni argine, d’ogni recinto, d’ogni ciglione, una formidabile ridotta. L’offensiva è divenuta assedio, non ha altra manovra che la zappa e l’assalto, deve spezzare delle cinture di fortezze, deve vincere e rivincere ad ogni piccolo passo in avanti. Non è una battaglia che si combatte di fronte e ai fianchi di Gorizia, è una catena di battaglie. E subitamente lo spazio conquistato appare immenso quando le terribili difficoltà superate si rivelano, quando si scorge da dove il nemico è stato a viva forza scacciato, quando le nostre posizioni si delineano dalle spalle del Sabotino alle pendici avanzate del Carso.

Siamo nella zona più nota della guerra, sulla fronte più attiva e tempestosa verso la quale l’animo della nazione si è teso con maggiore fervore, presentendo fin dall’inizio che qui, in questa larga apertura della frontiera per la quale il nemico si affacciava sulle nostre pianure indifese, sarebbe avvenuto lo sforzo più intenso, il maggiore impeto di masse. La critica e la cronaca della guerra hanno rese familiari queste regioni, dalle quali arrivarono ai giornali le prime visioni del conflitto e le descrizioni più ampie. Il lettore conosce oramai la fisionomia della lotta, sa quale sistema di difesa il nemico abbia adottato, ricorda l’aspetto generale del campo di battaglia.

L’Isonzo corre all’estremo limite della pia-