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l’eroica conquista di plava 359


miccia. Ma lo zampillare delle scintille permise al nemico di dirigere meglio il tiro della mitragliatrice stessa, l’eroe crivellato si accasciò. Abbattendosi spezzò la miccia accesa, l’esplosione mancò. I soldati decretarono al morto la sepoltura d’onore, ed egli dorme nel centro del piccolo cimitero, sotto ad un tumulo più alto e più solenne.

Un altro racconto ricordo. In una compagnia combatteva un volontario dai baffi bianchi. Aveva sessanta anni, era soldato semplice. Il suo esempio trascinava tutti. Si era arruolato per seguire alla guerra il suo figliuolo. Servivano nella stessa compagnia, non si lasciavano mai. Si vedevano nelle marce quei due soldati vicini, così diversi e così somiglianti, che si tenevano per la mano. Si tenevano per la mano i due soldati per un’abitudine vecchia, di quando i baffi bianchi di uno erano neri e l’altro era un bimbo. Non ci si accorge mai che i bimbi crescono e che i baffi diventano bianchi. Forse anche in quell’allacciamento perpetuo di vita vi era un impulso misterioso di addio. Nel combattimento, sempre in prima linea, erano sempre avanti, spalla a spalla. Durante l’avanzata su Zagora, l’8 agosto, il figlio cadde mortalmente ferito.

Il padre gettò il fucile e si slanciò a sorreggere il morente. Intorno i soldati delle seconde linee passavano di corsa. Qualcuno si fermò un istante presso a quel gruppo. Il vecchio com-