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354 l’eroica conquista di plava


un gesto che si ripete avanti a tutte le trincee, quando occorre aprire la via dell’assalto attraverso i reticolati del nemico? Non partono tutte le notti le spedizioni dei volontari della Morte? Chi sono questi audaci che vanno ad accendere una miccia con l’ultima scintilla della loro vita? Non si distinguono più, hanno un nome solo, sono una cosa sola: sono l’Esercito.

Da ogni parte, quel giorno, sulla montagna di Plava, il nostro assalto, in un uragano di piombo, arrivò di fronte a reticolati che non si potevano tagliare. Non si era ancora trovato il sistema dei tubi esplosivi, e le forbici si spezzavano sui grossi fili di acciaio. I nostri tentarono con le mani di svellere i paletti, ma era impossibile, e non si resisteva due secondi in piedi, a dieci passi dalle mitragliatrici nemiche. Ma i nostri rimanevano là, contro la barriera, ostinati, furenti, fucilando le feritoie, tenendo a bada il nemico mentre studiavano il modo di raggiungerlo, di varcare l’inestricabile ostacolo.

Non potendo passare nè attraverso il reticolato, nè sopra, passarono sotto. Scavarono la terra, fecero dei solchi, strisciarono col dorso sulle spine di acciaio dei fili più bassi. Si adunarono a piccoli gruppi di quattro, di cinque, al di là, incastrati sotto agli ultimi intrecci della siepe di ferro. Poi balzarono in piedi e si gettarono contro alle trincee scoperte, impegnando una lotta a corpo a corpo. A questa vi-