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348 l’eroica conquista di plava


nere impegnate le nostre forze. Un movimento assai più grave stava svolgendosi.

Sul declinare del giorno furono avvistate masse austriache in marcia lungo l’Isonzo. Erano due gruppi, uno veniva dal nord e uno dal sud, e convergevano verso Plava. Il nemico tentava l’aggiramento delle nostre truppe sulla Quota 383, tendeva a tagliarle fuori, a isolarle, a occupare la base di sbarco. Esse non potevano difendere la vetta e i fianchi, non bastavano a reggere quel fronte troppo esteso. Era necessario ed era urgente che si raccogliessero, che restringessero la linea del loro spiegamento. Dovettero abbandonare la cima conquistata, ridiscendere alle prime pendici, a proteggere Plava e con Plava le comunicazioni.

Venuta la notte, si rimise in acqua il ponte girevole e cominciò il traghetto di altri battaglioni. Si unirono a quelli che avevano combattuto, costituirono nuove unità di attacco. Il nemico aveva rioccupato in forze le posizioni sulla sommità del monte. La battaglia si annunziava aspra e sanguinosa.

Le truppe erano troppo stanche per iniziare l’azione immediatamente. Anche quelle appena sbarcate avevano bisogno di riposo dopo le notti perdute nella continua attesa. Si stava per chiedere loro un grande sforzo. La mattinata del 12 trascorse tutta in una immobilità ristoratrice. L’assalto cominciò nel pomeriggio.

Si svolse con la stessa tattica del giorno pri-