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al fronte | 9 |
Prima di prestare orecchio ad una voce velenosa, pensiamo ai nostri soldati che vogliono e avranno la vittoria, pensiamo ai loro capi che sanno prepararla e conseguirla, e crediamo fermamente in loro. Nessuna speranza sembra troppo grande, nessuna mèta sembra troppo alta, per chi ha visto il primo passo delle nostre truppe. A loro la nostra confidenza illimitata.
Sappiamo aspettare e tacere. Facciamo della nostra certezza una corazza. Un dubbio è un tradimento. Convinzione, ordine e calma sono le armi del popolo nella grande guerra. Seguiamo l’esempio dei nostri eroici alleati, noi che entriamo nel conflitto al loro fianco. Evitiamo d’indovinare, evitiamo anche di discutere, una parola inutile può essere una parola dannosa. La disciplina dei ranghi scenda fra noi.
Noi, popolo, siamo come gli equipaggi che nelle cieche stive della corazzata nutrono i forni, caricano le munizioni negli ascensori, fanno camminare, manovrare e combattere la nave, ma che non possono sapere subito quello che avviene sopra, all’aria aperta, dove si combatte, sui ponti e nelle torri blindate, e che ignorano le fasi attuali della battaglia. Essi debbono essere tutti al loro lavoro, senza cercare di capire, esatti, alacri, compresi della necessità di agire senza esitazione e senza scoraggiamenti, sentendo quanta parte della vittoria si appoggi sulla loro opera oscura e sulla fiducia da