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l'eroica conquista di plava


quasi fin sopra Gorizia e si culmina nel Monte Santo.

Vista dall’altra riva, la montagna di Plava, ha la forma di una piramide perfetta. Quando però si giunge alla sommità, a 383 metri, ci si accorge che non si è sopra una punta ma al principio di una cresta, la quale declina, poi risale. E intorno si levano tumultuosamente le ondulazioni del massiccio di Bainsizza. Non vi sono che sentieri nella oscurità del bosco; le buone strade corrono soltanto in fondo alla valle dell’Isonzo, ma al Monte Santo si allacciano le reti stradali del Goriziano.

Decisa la formazione di una testa di ponte a Piava, il primo obbiettivo fu la conquista della Quota 383. Il giorno 8 di giugno arrivò l’ordine d’avanzata. Alla sera, per la strada di Vercoglia scesero da San Martino i battaglioni destinati all’operazione, che si nascosero nella boscaglia, presso al fiume. Quando l’oscurità fu profonda, si intravvide un convoglio di cavalli e di carri, silenziosi come ombre, che andavano verso la riva. Erano i carriaggi del parco da ponti. Le ruote e gli zoccoli dei cavalli erano fasciati di stracci; gli uomini calzavano scarpe di corda. Lentamente, il convoglio si portò fino dove la strada fiancheggia il fiume.


Si cominciò la costruzione del ponte. Le barche dovevano essere portate a spalla giù per la ripa precipitosa e attraverso il letto di ghiaia.