Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
336 | nell'alta valle dell'isonzo |
abbiamo per l’abitato finchè la battaglia non
ci forza a colpirlo rende ancora agli austriaci
abbastanza tranquilla quella residenza, che è
sotto le bocche dei nostri cannoni e che potremmo
annientare in un’ora. Il combattimento è
tutto intorno.
Si vede di qua, verso il fiume, un recinto di muro sfondato, un gran recinto quadrato battuto in breccia dalle granate: è il cimitero. Una trincea di difesa lo traversa, passa fra le tombe, discosta i morti, rovescia croci e cippi, ammucchiandovi sopra i suoi sterri, e fa pensare ad una sepoltura gigantesca preparata. Più indietro, verso il sud, una seconda linea più forte, in cemento, allinea le sue feritoie larghe da mitragliatrice, rasente il suolo. I reticolati stendono per tutto il loro grigiore. Si seguono e si seguono, per la pianura, per i declivî, per le vette, attraverso i campi abbandonati sui quali i raccolti intristiscono; sono miglia e miglia di quel tetro viluppo di fili e di pali che danno un’impressione di vigneti sterili.
Noi attacchiamo le colline di Santa Maria e di Santa Lucia da ponente, e la città da settentrione. La nostra fronte scende dal Mrzli alle pendici del Vodil e attraversa la valle. Il ponte di San Daniele, di fronte all’abitato, è nostro. È un magnifico ponte nuovo, di cemento armato. Gli austriaci speravano forse di difenderlo, e non lo hanno distrutto. Ma su tutta la lunghezza del ponte avevano ammassato osta-