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NELL’ALTA VALLE DELL’ISONZO.
27 settembre.
A metà della sua corsa fra i monti, l’Isonzo fa come una sosta. Trova un paesaggio ridente di colline, tutte verdi di boschi e di prati, inoltra in una pianura tappezzata da un variopinto splendore di campi coltivati, e il fiume, che arriva violento per la sua corsa in gole selvagge, rallenta la foga delle sue acque, si allarga in un gran letto biancheggiante di ghiaia, riposa, gira, serpeggia, quasi per indugiare in larghe volute azzurre prima di lasciarsi riafferrare dall’ombra di altre vallate anguste e profonde, nelle quali riprenderà il suo impeto. Questa bella regione è la zona di Tolmino.
Dopo aver percorso tante zone montuose della guerra, cominciavamo a ritrovare in essa le molli e tepide altitudini normali della nostra vita. Non più fosche e rigide moltitudini di normali e di pini alpestri sui declivî dei colli, non più rocce, burroni, abissi, non più canaloni nei quali la neve si rannicchia e si nasconde l’estate, aspettando il ritorno dei geli