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la conquista della conca di plezzo 323


nostri dovevano combattere con la maschera contro i gas asfissianti che delle granate a mano sprigionavano.


Durante la notte dei reticolati erano stati distrutti; l’assalto era penetrato qua e là nelle linee più interne; delle posizioni nemiche erano conquistate. Ma dopo aver lottato per prendere, bisognava lottare per conservare. Spesso anzi è più difficile mantenere una posizione che espugnarla. Dopo ogni fase di attacco vi è una fase di consolidamento. Bisogna resistere a tempeste di granate, e scavare, erigere, lavorare difendendosi, crearsi le protezioni, le blindature, i refugi, lasciare ogni tanto il piccone per la baionetta. In tali soste il valore del soldato è più provato forse che nell’assalto. Occorre un valore freddo, calcolatore, intelligente.

Alcuni giorni sono trascorsi in queste lotte di resistenza, durante le quali l’artiglieria infuria, perchè è lei che sorregge, che protegge, che attacca, che predomina.

Degli aeroplani nemici volavano per la prima volta sulla conca di Plezzo in una affannosa ricerca di batterie. Il consolidamento delle posizioni conquistate era completo il giorno 14, e una prima calma si fece. All’alba del 17 settembre la battaglia ha ripreso, in tutto il settore, ed è contro lo Javorcek, nella boscaglia, che il nostro attacco si spinge con maggiore