Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
la conquista della conca di plezzo | 319 |
di Koritnica, percorreva tranquillamente la via
principale, senza preoccupazioni, con la serenità
di chi si sente sicuro in casa sua. Improvvisamente,
ad uno svolto udirono vicinissimo
il trotto di due cavalli. Era l’ufficiale italiano
e la sua ordinanza che tornavano al campo.
Gli austriaci non ebbero il tempo di pensare,
fu un attimo, i cavalieri sboccavano sulla
via, erano ad un passo da loro. L’ufficiale tirò
sulle redini, squadrando quegli uomini con l’occhio
feroce dei momenti critici, il cavallo ebbe
un movimento d’impennata. Gli austriaci, sbalorditi,
si attaccarono al muro, senza osare un
gesto. E sotto a quello sguardo, istintivamente,
portarono la mano alla visiera, salutando....
Immaginavano forse un seguito di truppa nella strada attigua, e si sentivano perduti. L’ufficiale passò, l’ordinanza passò. Appena passati si curvarono sulle selle, speronando; impetuosamente i cavalli balzarono al galoppo. Era tempo. Dietro a loro la fucileria si svegliava; stormi di pallottole rimbalzavano sibilando intorno. Gli austriaci, riavutisi dalla sorpresa, sparavano freneticamente. Ma per fortuna inutilmente. La straordinaria missione era compiuta.
Il nemico ha tentato più volte di liberare i suoi fianchi dalla stretta che lo attanaglia. Per spezzare il nostro investimento del Rombon e dello Javorcek ha replicatamente lanciato degli attacchi. Presentendo forse il bom-