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316 | la conquista della conca di plezzo |
e di vita selvagge vallate. Ognuno di quei mostri,
come un sovrano antico, viaggia con una
corte numerosa, fra cavalcate e convogli, in
lunghi corteggi che nereggiano su chilometri e
chilometri di strada e che dilagano in vasti
accampamenti. Da altre parti, per diverse vie,
altri cannoni giganti, trascinati da possenti motrici,
andavano con solenne lentezza allo stesso
convegno. Si rafforzavano ponti per il loro
passaggio, e dove i ponti non avrebbero resistito
al peso delle loro masse di acciaio, si aprivano
in poche ore sorprendenti strade di guerra
attraverso brughiere e letti di torrenti perchè
i giganti potessero passare a guado.
La prima grande granata scoppiò nella gola del forte Hermann, il quale si rintana nella valle del Predil poco sopra allo sbocco. La seconda granata colpì l’opera in pieno. Al quinto colpo il forte cominciò a prendere un aspetto di rovina, a sformarsi in un rovesciamento di massi e di terra. In quello stesso giorno una delle sue cupole di acciaio, colpita, si rovesciava come una campana.
Ora il forte Hermann non esiste quasi più. Ma quelle sue artiglierie che non erano nelle cupole, sono state portate fuori, e tirano ogni tanto da appostamenti preparati dietro ai ripieghi della valle. Sparano qualche colpo, spariscono, non osano rimanere un giorno nello stesso punto, sempre cercate, sempre inseguite, sempre scacciate dal nostro fuoco.