Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/343


la conquista della conca di plezzo 315


per quello. I nostri lo occupano, e il cannone nemico lo riapre. È difficile tenervisi sotto al fuoco di una quantità di batterie d’ogni calibro. Anche di notte, anche con la nebbia, al minimo allarme, una tempesta di granate arriva su quel punto. L’artiglieria nemica non può più battere gli altri lati della montagna perchè, mentre si operava contro il Rombon e contro lo Javorcek, una vigorosa avanzata centrale aveva conquistato tutta la conca di Plezzo, arrivando a bloccare gli sbocchi del Predil, dell’alto Isonzo e dello Slatenik, e paralizzando così ogni movimento nemico. Le artiglierie austriache avevano perciò un campo di tiro assai più limitato, ma bastavano a sostenere energicamente la difesa. Era contro di esse che bisognava agire. Una nuova fase delle operazioni nella zona di Plezzo si iniziava con un bombardamento di grossi calibri.


Cominciò il primo giorno di settembre. Parlando dei cannoni colossali che abbiamo visto oltre questi monti, percorrendo certe estreme diramazioni orientali delle Alpi Carniche, di quei cannoni che avevano annientato il forte Hensel a Malborghetto, dicemmo che essi stavano per avere un nuovo còmpito. Il loro nuovo còmpito era la distruzione dei forti di Plezzo. Allora si preparavano. Si spostavano misteriosamente verso appostamenti segreti, in mezzo ad una attività che riempiva di movimento