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esercito — la cui compagine organica era splendidamente approntata — compie in questo momento lo sforzo più grande che un esercito moderno possa compiere: quello di mobilizzare, adunare le truppe, e fare una guerra offensiva e vigorosa nel medesimo tempo.

È come se si finisse di mettere insieme una macchina quando la macchina è già in pieno movimento. Le unità grandi e piccole si spostano per l’azione e le forze integratrici le raggiungono senza errori, ed i servizi, mentre si completano, mutano e allungano continuamente i loro itinerari, facendo fronte a tutti i bisogni. In questo periodo preparatorio si compiono prodigi, si superano difficoltà enormi; l’intelligenza, l’iniziativa, l’abnegazione di tutti risolvono problemi giganteschi di logistica, e il profano non riesce neppure a sospettarli avanti alla grandiosa visione dell’ordine, della puntualità, dell’esattezza, che danno all’immane movimento la regolarità prodigiosa di un palpito.

Ebbene, questa regolarità nasce lontano dalla zona di guerra, e noi vogliamo ora indicare alla riconoscenza nazionale, oltre agli uomini che tengono nel pugno la formidabile e stupenda organizzazione militare, un altro prezioso fattore di quest’ordine mirabile: i ferrovieri. Essi, dai loro capi supremi all’ultimo manuale, sono al di sopra di ogni elogio. Non hanno più orari di lavoro, non conoscono altra legge che la necessità, si danno all’opera infa-