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282 | dove il combattimento non ha soste |
bottiglia gettata. Appena si avvicina, i soldati
che erano rimasti immobili, cominciano a fare
dei gesti da giuocatore al pallone che si prepari
a menare il colpo; oscillano, si dispongono
a balzare da un lato o dall’altro; per sfuggire
al proiettile svolgono la stessa mimica che se
volessero afferrarlo; studiano il punto di caduta,
e poi, all’ultimo momento, quando sono
sicuri, saltano via o si rannicchiano.
Un istante dopo c’è il reflusso, tutti accorrono verso il luogo dello scoppio, che fumiga. Si lavora, v’è qualche sasso da rimettere al posto, qualche sacco sventrato da sostituire; ogni cosa è tinta di giallo intorno. La pietra, la tela, le travi, la terra, per un raggio di qualche metro sono color canario e mandano un puzzo irritante e acre.
Gli austriaci hanno pure delle sottili e piccole bombe, che lanciano per mezzo del fucile, meno potenti delle altre. Le armi che essi tentano sono innumerevoli, e tutte intese ad evitare più che si può la prova del coraggio aperto. Ricadono sibilando oltre le posizioni, nelle gole e nelle valli, frammenti di insoliti proiettili, oltre alle deformi pallottole rimbalzate; sono strani segmenti geometrici di metallo, quadratini di acciaio, pallette rosse di minio, bossoletti da fucile pieni di piombo, schegge di piccole granate da cannoni navali, di quei cannoncini che armano la prua delle torpediniere.