Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
il passo di montecroce | 281 |
intreccio di pali incrociati. Non sono stati costruiti
sul posto i reticolali; gli austriaci hanno
fabbricato dei «cavalli di Frisia» complicati
con attorcimenti di fili uncinati, e li hanno
gettati avanti alle loro trincee.
Se da una parte il tono d’una voce si eleva, dall’altra essa è udita. Al minimo svegliarsi di conversazioni nei nostri posti, il nemico si allarma, crede a dei movimenti in preparazione, e aumenta il fuoco per scoraggiarli. Perciò si parla sottovoce, come nella camera di un malato. Anche i divertimenti sono silenziosi. Nei momenti di calma relativa compaiono delle scacchiere, sulle quali fiere teste pensose si curvano a meditare marce e contromarce di pedine, che grosse dita esitanti sospingono.
Dalle piccole porte dei rifugi si vedevano nell’interno piedi di dormienti spuntare confusamente dal buio e come sospesi a tutte le altezze. I giacigli sono sovrapposti; ricordano le cuccette a bordo delle navi, e in quelle tenebrose cabine di pietra riposavano beatamente le squadre notturne, indifferenti allo schioppettìo e alle detonazioni.
Di tanto in tanto, un tonfo sordo, un frullare da trottola, e gli uomini che si trovano nei punti non blindati si fermano a guardare intensamente in aria. Aspettano la «bomba». Lanciata da qualche apparecchio a pressione, essa e salita ad un centinaio di metri di altezza e ridiscende, nera e oblunga, roteando come una