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276 | dove il combattimento non ha soste |
Il fuoco dell’artiglieria non scuoteva le truppe di montagna nemmeno all’inizio, quando non avevano ancora ripari sufficienti. Capitava qualche volta che una granata prendesse in pieno la trincea e ne demolisse un pezzo. Nessuno si muoveva. I soldati scansavano i morti e i feriti e ricostruivano. Sul Freikofel una volta una granata austriaca buttò giù un riparo e lanciò un caporale sulla tenda del comandante, una ventina di metri più indietro. Ai fianchi del caporale erano due soldati, rimasti miracolosamente illesi. Dissipato il fumo si videro i due soldati già intenti ad ammassare i sassi crollati per rifare il riparo. Non si erano neppure voltati per vedere dove fosse andato a finire il caporale.
Vorrei potere essere autorizzato a dire i nomi di alcuni di questi eroi della calma. Vi sono episodi meravigliosi. Sul Freikofel un soldato era in vedetta in una trincea che, per un caso forse, l’artiglieria nemica si mise a colpire incessantemente. Arrivavano raffiche di quattro, di otto, di dodici proiettili. La trincea era demolita. Il soldato era rimasto interrato tre volte. Per tre volte si era dissepolto. Dalla trincea principale il suo capitano avanzò per comandargli di ritirarsi: «Vieni via! L’hanno con te! Vieni via!» — «Signor no!» — rispose risoluto il soldato. E tutto annerito dal fumo, sporco di terra, balzò su dal buco, e lì fuori, allo scoperto,