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il passo di montecroce | 259 |
— urlò un caporale. E tutti e venticinque, gridando
per mille, si buttarono avanti, saltando
da masso a masso: Savoia! Dalle posizioni vicine
si udì il clamore. Poi le voci si spensero.
Dopo qualche minuto il silenzio tornò profondo
sul Freikofel. Che era avvenuto? Tutti gli sguardi
scrutavano ansiosamente la vetta. Improvvisamente
un’acclamazione immensa echeggiò
dal Pal Piccolo all’Avostanis. Sulla cima del
Freikofel sventolava la bandiera italiana.
Gli austriaci non si erano difesi. Sorpresi, erano fuggiti in terrore. Erano già depressi per un intenso bombardamento di medî calibri durato tutta la notte. Cinquantaquattro di loro si arresero subito. Molti altri, sparpagliatisi intorno nelle anfrattuosità delle rocce, venivano fuori alle reiterate intimazioni di resa, le mani levate. Il nemico non tentò subito di riprendere la vetta di assalto: la bombardò. Tutte le batterie austriache, grandi, piccole, di medio calibro, vi concentrarono un fuoco infernale, prima che i nostri potessero compiere il più piccolo lavoro di fortificazione. La sommità dovette essere sgombrata, ma tenevamo l’accesso. Aggrampate Dio sa come, le nostre truppe erano là, pronte, al riparo, entro i greti e nei canaloni.
Dei venticinque assalitori uno solo era caduto. Fu visto all’inseguimento, avanti a tutti, scendere a salti di camoscio e piombare colpito