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il passo di montecroce 251


se, silenziose. Poco dopo il paesello di Muse incomincia la zona del fuoco e la vita normale agonizza. Più oltre, sulla strada polverosa non si scorge che qualche portatrice frettolosa, con una gran gerla sulle spalle curve; ancora qualche capraia sui prati, immobile presso al suo piccolo armento, e poi niente altro che soldati, e muli in lenta sequela, salmerie che salgono verso quella tempesta che romba. Erano le otto del mattino quando ci siamo incamminati anche noi, in lunga processione.

Il Pal Piccolo, il Freikofel, il Pal Grande, sono vette in fila di una stessa catena lungo la quale passa la frontiera, diretta da oriente ad occidente. Questa catena si allunga fra due valloni, per un gran tratto paralleli: quello dell’Anger al nord, in terra austriaca, e quello di Montecroce al sud, in terra italiana. Due allineamenti di montagne assai più alte formano gli altri opposti versanti dei due valloni. Insomma, per avere una visione chiara del terreno, necessaria alla visione chiara dei fatti, bisogna immaginare, uno di fronte all’altro — uno sulla nostra terra e uno sulla terra austriaca — due maestosi schieramenti di monti, due grandi spalti le cui creste ondulate e prative, che passano i duemila metri, si guardano da sette od otto chilometri di distanza, e fra loro, più in basso, la catena rocciosa del Pal Piccolo, del Freikofel e del Pal Grande, la quale finisce per attaccarsi al Pizzo di Timau.