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DOVE IL COMBATTIMENTO NON HA SOSTE.
IL PASSO DI MONTECROCE.

18 settembre.

Prima di salire sulle posizioni, l’ufficiale che ci conduceva ha preso la parola.

Con frasi chiare, pacate, brevi, come se parlasse delle cose più naturali e semplici della terra, ha narrato lo svolgimento dell’azione su quel settore del fronte, una storia magnifica di lotte incessanti, di assalti e contrassalti senza fine fra vette quasi inaccessibili, una storia di accanimenti e di furori. Stavamo per ascendere alla linea di trincee del Pal Grande, del Freikofel, del Pal Piccolo, nelle quali il combattimento non ha soste.

Quale indimenticabile lezione di tattica!

Eravamo in fondo alla valle di Montecroce in una di quelle mattine fresche e purissime che mettono nell’aria luminosa qualche cosa di inebbriante. Il Pizzo di Timau ci sovrastava con i suoi arditi castelli basaltici, che lanciavano l’impeto delle loro torri grige verso l’indefinito della distanza, nell’azzurro del cielo, a un chilometro e mezzo sulle nostre teste. Dalle loro basi, fino al fondo della valle, un digradare di macigni precipitati, vario e come pieno an-