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248 | la lotta dei colossi |
gnate da gridi acuti e da un battere ritmico di
palme. Poi cantavano qualche strofa d’un loro
canto sostenuto e melanconico come un salmo,
che scandivano con movimenti di tutto il loro
corpo magro e sofferente. Parevano ebbri. I
nostri soldati, scostatisi, dopo aver riso al principio
si erano fatti gravi.
Quando hanno visto gli ufficiali, i due russi si sono avanzati verso di loro, e chini, messo un ginocchio a terra hanno afferrato a forza le loro mani per baciarle, con quel gesto di profonda devozione del mugik che bacia l’icone.
L’ultima tappa li aveva avvicinati alla loro grande patria così remota e pallida.