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234 la lotta dei colossi


un bombardamento niente altro che pronunziando delle cifre in un ricevitore telefonico, è il fantastico guerriero della nostra epoca.

È lui che assesta i colpi, che sbaraglia e distrugge, ed egli deve talvolta, sentire l’orgoglio di poter scagliare, lui inerme, la precisa violenza della guerra sul punto che il suo giudizio e la sua volontà hanno definito.

Da qui il valore di certe cime, quasi irraggiungibili, dalle quali non potrebbe arrivare neppure un colpo di fucile. Insediare un cannocchiale vale alle volte assai più che insediare una batteria. Si sono avute delle azioni importanti per sloggiare un minuscolo posto di vedetta. Battaglioni e cannoni erano paralizzati momentaneamente dallo sguardo di un uomo. E dei bombardamenti, dei combattimenti, avevano, si può dire, un uomo per obbiettivo.

In Val Dogna, ai primi tempi della guerra, quando vi avevamo piazzato delle artiglierie, ora spostate, che bombardavano certe posizioni vicine a Malborghetto nella Val Fella, pareva di essere sicuri dalle osservazioni nemiche. Ma un giorno, improvvisamente, cominciarono a piovere granate intorno ai nostri pezzi. Fu una di quelle granate che mandò in aria l’alpino. Il tiro, accurato, doveva esser diretto da gente che vedeva. Ma dove poteva nascondersi? Cerca, cerca, da punta a punta, da cresta a cresta, finalmente si scoprì