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228 la lotta dei colossi


aperta, ammiccano verso il cielo, attenti, interessati. Guardano il proiettile. Perchè la granata si vede, si può seguirla per qualche tempo nella sua corsa da meteora. È una lineetta nera, sfumata, che naviga nello spazio, impiccolisce, impallidisce, svanisce.

I viaggi delle palle da cannone più grandi sono diventati così lunghi, che danno il tempo a delle strane segnalazioni. I nostri posti di osservazione annunciano il passaggio dei grossi proiettili nemici come i semafori avvertono i porti del passaggio delle navi. La granata di certe artiglierie pesanti manda un rumore che ricorda quello di un treno ferroviario lontano; pare un diretto che percorre la vôlta celeste. «Arriva un 305» — telefonano talvolta gli osservatori avanzati, quando percepiscono il caratteristico rombo. «305 in arrivo!» — grida il telefonista della batteria avvisata. «Al coperto!» — ordina il comandante. Gli artiglieri si sparpagliano nelle loro tane. Otto, dieci secondi dopo il proiettile arriva, scoppia, solleva eruzioni di pietre e di terra, annebbia tutto di fumo. Ma la parola umana, più rapida, lo ha preceduto. È meraviglioso.

Per questo le grosse artiglierie, se devastano e distruggono le difese meglio costrutte, non fanno molte vittime. Per ammazzare bisogna che sfondino una casamatta di rifugio o sorprendano truppe allo scoperto. Allora, l’uomo che si trova presso allo scoppio sparisce.