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204 nella conca d'ampezzo


lavano le vette e scendevano a tratti ad annebbiare le pendici più basse fino ad appannare lo specchio del lago.

Era tutta una pigra agitazione di vapori, che si addensava e si schiariva, che si squarciava in diafane profondità bianche di luce e ricopriva quegli sfondi con plumbee e molli masse sfumate. Per un istante, in alto, le nubi si sono diradate, e abbiamo visto come un nero di temporale fra le sfumature delle frange nebbiose: erano i monti, le masse del Lavaredo. Poi una gran torre si è profilata cinerea nella lontananza: lo Schwabenalpenkopf, la vedetta austriaca. Ma la nebbia è ridiscesa, si è richiusa, e non abbiamo più visto che il fondo della conca di Misurina, il lago grigio, le rive selvose, fosche di pini. E tutto questo, così pallido, indefinito, in quella gran quiete, aveva un’apparenza di sogno triste, uno di quei sogni lugubri che non si dimenticano.

Il grande albergo, sulla riva, e sfondato da un colpo di grossa granata. È stato quel 305 che viaggia da valle a valle, spara dove crede sia uno stato maggiore o una batteria, e si rimette in viaggio. Un grande demolitore di alberghi, quel cannone errante. Ha tirato sul Grande Hôtel di Cortina, e sull’Ospizio delle Tre Croci. Gli austriaci ci lasciano dei paesi intatti, ma degli alberghi, quando possono, ci consegnano le rovine. A San Martino di Castrozza, sopra Fiera di Primiero, un paese di