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tentarono di impadronirsene all’inizio della guerra.

Poche forze nemiche vi si insediarono per breve tempo. Furono sloggiate. Il 12 giugno gli austriaci tornarono più numerosi al contrattacco: furono respinti. La lotta diveniva attiva. L’importanza della posizione faceva concentrare su di essa gli sforzi dell’attacco e della difesa. Il 13 giugno gli austriaci bombardarono il Monte Piana dal forte di Platzwiese — nel quale, come abbiamo detto, meno di un mese dopo le nostre granate dovevano portare la devastazione e l’incendio. Nella notte delle masse nemiche tentarono un nuovo attacco. Il 15 si combatteva ancora. La battaglia, cominciata con un’azione di reparti, attirava nuovi rincalzi, si distendeva, si abbarbicava al monte, diveniva lotta di posizioni, combattimento di trincee.

La linea del fronte, dopo avere oscillato lievemente ai colpi e ai contraccolpi degli attacchi, si fissava, entrava nel solco profondo di opere campali. Il 12 giugno il nemico tentava nella notte un altro sforzo per sloggiarci: era respinto. Dodici giorni dopo sperava di riuscire in un aggiramento, e attaccava a oriente del Monte Piana la Forcella di Col di Mezzo sulle Cime di Lavaredo — occupata fin dal 26 maggio dagli alpini — la quale, se in loro possesso, avrebbe aperto il varco al nemico sulla conca di Misurina: fu respinto. Il 23 luglio, altri at-