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200 | nella conca d'ampezzo |
una sporgenza per posare il piede. I lavoratori alpini si davano il cambio. Dietro a loro i soldati salivano per impratichirsi del cammino, per conoscerlo bene gradino per gradino. Ogni giorno la scalata ricominciava e arrivava un poco più in su. Alla fine i primi ciglioni furono raggiunti a mille metri sulla valle. Si usufruì dei canaloni, delle fessure, delle cornici. La via dell’ascesa andava a serpeggiamenti bruschi, girava negli angusti pianerottoli formati dalle stratificazioni sull’abisso, superava dei tratti a strapiombo senza altro appoggio che la corda e qualche rampone, e spariva fra due speronate coronate di guglie.
Una sera la scalata definitiva fu data. I soldati avevano le scarpe di corda, per non far rumore avvicinandosi al nemico e per aver più sicura presa sulla pietra. Seguì un lungo inerpicamento sulle nevi nelle anguste ascelle delle vette in un labirinto di pietra e di gelo. Divisi in grosse pattuglie i nostri circondarono la Cresta Bianca. Appena gli austriaci sorpresi aprirono il fuoco sopra i più vicini, la fucileria crepitò tutto intorno. I nemici fuggirono precipitosamente, nascondendosi nelle anfrattuosità, e lasciarono tutto il materiale che avevano accumulato lassù.
Così il Cristallo fu preso;, e il possesso delle sue cime ci permetteva di dominare la valle del Felizon, al nord, lungo la quale ora il nostro fronte si snoda.