Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/227


e intorno al lago di misurina 199


lato austriaco essi presentano una groppa scoscesa ma praticabile, dal lato nostro una parete. Dunque gli austriaci erano saliti sulla Cresta Bianca, detta così perchè è coperta di nevi eterne. Essa finisce in una specie di piramide candida e puntuta.

Arrivati lassù, sicuri di non essere sloggiati, avevano trasportato sulle vette abbondanti provviste di viveri e munizioni, anche per artiglierie, si erano rinforzati, e si preparavano a portar su i cannoni. Bisognava scacciarli. Per scacciarli bisognava salire le pareti del monte.

Quando si osserva la montagna non si capisce come un reparto di truppe, composto in gran parte di fanterie, sia potuto arrivare lassù. Ma questa guerra di vette ci abitua ai miracoli. La spedizione era guidata da un ufficiale che è uno degli alpinisti più noti, uno di quei dominatori di cime che sfidano l’inarrivabile. Si erano scelti in tutti i reggimenti gli uomini più adatti a quella fatica e i conoscitori di montagne. Partirono muniti di seicento metri di corda, di ramponi, di graffi, di strumenti per forare le rocce.

La preparazione della scalata durò sette giorni.

Per sette giorni si vide una catena di puntini grigi, una catena di uomini che lavoravano come sospesi lungo l’immane muraglia. Piantavano anelli nella pietra, attaccavano corde, configgevano punte di ferro dove mancava