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e intorno al lago di misurina 197


grigia, tranquilli, isolati da ogni movimento e da ogni agitazione, intenti ad un lavoro misterioso, si direbbe che non abbiano a che fare nulla col combattimento, del quale non arriva fino a loro neppure l’eco. Non vedono niente, non sentono niente, non sanno niente della lotta alla quale partecipano. Sono i guerrieri dello spazio, i combattenti della immensità, i colpi dei quali passano al di sopra dei nevai per piombare in vallate remote.

Lembi di foresta sono stati denudati, e le centinaia di alberi sfrondati che l’ascia ha abbattuto formano rafforzamenti ciclopici sui declivi che portano i più grossi pezzi. Consolidano e sorreggono pendici boscose, e i poderosi cannoni, la larga gola in aria, sembrano accovacciati sull’ultimo gradino d’una scalea da giganti, sorretta da massicci tronchi di abete. Più lontano, indietro, nelle radure si allargano strani parchi di carrocci ferrati, di automobili larghe e pesanti come locomotive, di veicoli strani che portano argani, tutti mascherati di fronde: sono i trasportatori delle moderne artiglierie da assedio, le quali vanno alle posizioni trascinate da lenti e poderosi motori.

Gli austriaci cercano le nostre grosse batterie come noi cerchiamo le loro. Studiano per settimane, poi, quando credono d’aver trovato, una mattina, da qualche posizione nuova aprono il fuoco con un 305, che lancia dieci, quindici granate in fila, e poi tace per non essere