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182 sulle vette dell'alto agordino


Dal fondo della valle, per scoscesi costoni, la lotta sale subito verso il Marmolada, e balza a tremila metri sulla Punta Tasca, che noi vediamo vicina, affondata nelle nubi, dalle quali emergono magicamente e scendono a picco, vertiginose, le prodigiose pareti grigiastre e fosche, senza fine visibile, come favolosi pilastri del firmamento. Lassù è la caccia delle pattuglie. Più in basso, lungo la cresta rocciosa di Costabella, vediamo i posti avanzati del nemico, così vicini che parrebbe di potersi fare udire da loro gridando. Ogni punta della roccia ha il suo piccolo appostamento. L’ultimo nostro e il primo loro si guardano da poche centinaia di metri come due torri di uno stesso castello.

Si scorgono le difese ausiliarie del nemico. Avanti ad una minuscola barricata di sassi, fra gl’interstizi della quale le vedette spiano, si disegna contro al cielo, sul costone, la ragnatela dei reticolati, e più avanti i così detti «cavalli di Frisia», che furono una difesa romana, incrociano le loro sagome a cavalletto.

Più volte il nemico ha tentato di sloggiarci. Una notte un pattuglione di trenta uomini, arrivando per il Passo Le Selle, assalì una nostra posizione avanzata, sulla cima dell’Uomo, sotto alla Punta Tasca. La posizione non aveva che nove difensori: un sottotenente, un caporale, sette soldati. Arrivati di sorpresa, gli austriaci con la prima scarica ferirono un sol-