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176 sulle vette dell'alto agordino


della viabilità, la interessante e fervente operosità che segue e serve la guerra. Carri di tutte le forme, di tutte le regioni, in lunghe file lente, scroscianti sulla ghiaia delle strade maestre con un fragore che ricorda la fucileria lontana; mandrie di buoi, docili e tardi, che bloccano il traffico impaziente delle automobili, e che si fermano placidi a guardare, con una curiosità umana nei grandi occhi umidi, la macchina palpitante che vuol passare, verso la quale allungano il largo muso annusando perplessi; squadre di grigi carri a motore che oscillano e rombano fuggendo fra nubi di polvere; reparti di cavalleria in servizio di perlustrazione, che rallegrano come l’evocazione più pittoresca delle vecchie guerre nelle quali una valanga di cavalli e di uomini, luccicante di sciabole roteate, decideva le sorti della battaglia; convogli di furgoni e di cassoni, attaccati alla postigliona, che spandono un fragore metallico e profondo, carichi di cartucce e di granate....

Tutto questo movimento, che incipria di polvere le siepi, sosta, si addensa e dilaga rumorosamente in strane città di baraccamenti, di tettoie, di hangars, sorte come per incantesimo, città di tappa e di deposito biancheggianti di legname nuovo, punteggiate da uno sfarfallìo di bandiere, gremite di soldati, piene di attività disciplinata. Parchi di automobili, parchi di cavalli, parchi di muli, formano da lon-