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SULLE VETTE DELL’ALTO AGORDINO.

5 settembre.

Il sentiero ascende così ripido, che i muli scivolano ad ogni passo e si portano avanti con un’andatura riflessiva, a gran colpi irregolari di groppa, puntando le zampe posteriori sulle grosse pietre. E pure su questi sentieri è salita l’artiglieria.

Ma dove mai non è salita la nostra artiglieria? Ci inerpichiamo talvolta fino ad alti passi, sulle corone dei monti, e quando siamo lì ci accorgiamo che il cannone è andato più in su, ad accovacciarsi in qualche spaccatura, o in una cavità della roccia, o sopra a sporgenze che lo contengono appena, ad occupare il nido di un’aquila.

Il sentiero ascende ripido lungo l’oscura valle che il nome descrive: Valfredda. I villaggi, tutti di legno, che portano incise sulle porte date secolari, sono rimasti indietro, giù agli sbocchi più tiepidi. Ogni casa ha sulla vecchia facciata qualche immagine sacra in un tabernacolo, ogni crocicchio ha la sua croce, antiche e rozze figure del Redentore aprono le braccia avanti al viandante nelle solitudini della montagna. Si sente negli abitanti