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fra i torrioni delle dolomiti 171


il movimento imprudente di un uomo, che è attaccato ad un’altra roccia, sopra un altro abisso.

Vicino al passo di Falzarego, ai piedi della Prima Tofana, la più prossima al vallone, vi è una vetta più bassa che i nostri chiamano il Castello. Tutti i nomi, anche gli antichi, ricordano castelli e torri, tanto l’idea di costruzioni sovrumane sorge spontanea. Nel fondo del vallone, proprio sotto all’Averau, sono le Cinque Torri, delle masse rossastre, isolate, che sembrano i resti di qualche fortezza favolosa. Dunque sul Castello c’era un posto austriaco. Una notte, una audace pattuglia nostra è andata a sorprenderlo.

La scalata era impossibile. Non potendo arrivare dal basso bisognava arrivare dall’alto. Dopo un lungo cammino sulle cornici della Tofana, i nostri poterono calarsi con una lunga corda sopra una specie di angusto pianerottolo che sovrastava il posto nemico. Udivano, mentre scendevano lungo la fune, gli austriaci discorrere sotto a loro, nel buio. La conversazione si cambiò in un gridìo di spavento e di dolore, quando una grandine di granate a mano scoppiò fragorosamente sul Castello, illuminandolo di baleni azzurrastri. Poi silenzio profondo.

Qualche minuto dopo i nostri si aggrampavano l’uno all’altro sorpresi, e si stringevano contro la parete di pietra, immobili. Delle altre granate scoppiavano ora in alto, su delle