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170 fra i torrioni delle dolomiti


Le linee dei fronti s’infrangono, per così dire, sull’inaccessibile, e i frammenti, composti di piccole pattuglie, vagano, ascendono, scalano, si sorprendono. È la caccia. Caccia meravigliosa e appassionante da cercatori di nidi d’aquila.

L’Austria ha l’ausilio dei contrabbandieri e dei cacciatori tirolesi di camosci. Bisogna riconoscere che la guerra amareggia profondamente i contrabbandieri, e con ragione: spostando le frontiere la loro industria finisce. La simpatia dei frodatori di dogane è andata tutta alla nostra nemica. Vi è stata una leva in massa di tali gentiluomini, che costituiscono su questa zona una piccola milizia indipendente di franchi tiratori.

Sono loro, conoscitori profondi della montagna, che presidiano le vette più alte. Stanno alla posta; sanno da dove potrà spuntare un soldato e aspettano, dietro ad un fucile di precisione, che tira spesso a palla esplosiva, munito di alzo a cannocchiale, montato su cavalletto.


Le esplorazioni sono come un duello all’americana. Nell’immenso caos di pietra, la lotta è fra pochi uomini. Si fanno giorni e giorni di marcia su incredibili sentieri da capra, per arrivare addosso ad una pattuglia da una parte non vigilata. Si sta per lunghe giornate immobili, attaccati ad una roccia, sopra due palmi di cornice al bordo di un abisso, per sorprendere