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142 | una maestosa battaglia di fortezze |
gno anche il forte di Spitz Verle, più indietro,
fra le alle rocce che dominano la Val d’Assa,
era ridotto al silenzio, e quelli di Belvedere
e di Busa Verle apparivano danneggiati. La
nostra offensiva spezzava le prime barriere.
Il bombardamento continua. A lunghi intervalli il suo cupo rimbombo passa come un profondo e lontano boato di temporale sulla Valsugana, alla quale l’azione delle nostre grosse artiglierie tende dal sud. Le truppe che operano nella valle odono avanti a loro questa gran voce che rugge. E avanti a loro, infatti, la difesa austriaca che le fronteggia ha sul suo fianco destro la maestosa e lenta battaglia di fortezze.
È una battaglia che ha una mobilità solenne. Viste le opere in pericolo, gli austriaci spostano le batterie. Hanno costruito appostamenti nuovi, hanno creato vie di arrocco per trasportare i pezzi da una posizione all’altra, e alla notte, nel silenzio profondo della montagna, si ode talvolta un rombare metallico e lontano di ruote sui binari: sono batterie nemiche che viaggiano. Scoperte e battute, esse tacciono, e nell’oscurità se ne vanno. È come se le fortezze viaggiassero.
L’eco dei colpi arriva dunque nella vallata sulla quale si è riformato il silenzio dopo l’ultimo combattimento. Sulla cima del Salubio conquistata i nostri soldati si profilano, e più in basso, fra le piante, si annida il gregge