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140 una maestosa battaglia di fortezze


sose sul profilo della vetta, se non si muovessero, con quella lentezza da insetti che hanno gli uomini nelle lontananze. Sono nostri soldati arrivati lassù l’altro ieri, con un assalto salito prodigiosamente a quasi duemila metri. La montagna è il Salubio.

La vallata è quella del Brenta, la Valsugana, che risalito il vecchio confine si allarga serpeggiando in ampie volute da oriente ad occidente verso Trento. La Valsugana e la valle dell’Adige si congiungono a Trento, e costituiscono le due massime arterie di transito fra le pianure italiane e la nostra grande città prigioniera. Fra queste due vallate capaci, nel cui fondo strade e ferrovie s’intrecciano sulle sponde dei fiumi, si ergono massicci alpini, solcati da vallette minori e da gole che formano un labirinto di passi, i quali tendono a innervarsi ai fulcri di Rovereto e di Trento.


L’Austria, preparando la nostra aggressione, aveva apprestato tutto per svolgere una delle azioni offensive più vigorose sulla Valsugana, e allo scopo di proteggere il fianco di questo movimento d’invasione e salvaguardare le sue retrovie, aveva sbarrato quei passi minori, tutti i piccoli sbocchi secondari tra la Valsugana e la vallata dell’Adige, con un sistema di fortezze modernissime. Sono queste le fortezze di cui sovente abbiamo letto i nomi sui bollettini del Comando Supremo a proposito di intense