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Vicenza, 29 agosto.
Delle piccole nubi leggere e rosate incoronano la vetta oscura di una bella montagna regolare, tutta ammantata di una folta pelliccia di vegetazioni, e le cui falde si allargano dolcemente, punteggiate di case così bianche che sembrano luminose nella mattinata serena.
Un gruppo di ufficiali d’uno Stato Maggiore, da una balza erbosa che pare una terrazza verde sulla vallata, punta i binocoli verso la vetta che traspare eh tanto in tanto, impallidita fra i cirri. Le nubi si diradano, si sfanno, si riformano, si spostano, e nelle loro lacerature nereggia a momenti, un po’ velata, in un ovattato contorno di vapori, la sommità boscosa che attira gli sguardi. Il calore del sole, il tepore che sale dalla valle lungo le pendici, nella quiete profonda dell’aria, spazza a poco a poco le nubi, e in un lento dissolversi filaccioso di nebbie la cresta della montagna appare intera, sempre più nitida.
Essa è coronata di puntini oscuri, che si prenderebbero per minuscole escrescenze sas-