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136 | tra le balze dell'adige |
indifferenza dalle pendici di Serravalle e dalle
falde del Cornale, dove biancheggiano i resti
di un castello medioevale che schiera fin verso
la cima un rango ancora intatto di merlature
ghibelline. Lo sguardo corre da lì lungo il serpeggiamento
scintillante dell’Adige, verso il quale
i villaggi scendono come armenti alla beverata.
Lontano, in fondo alla vallata, in una
diafanità luminosa, un biancheggiare più vasto
di edifici: è Sacco, un sobborgo quasi di
Rovereto, in un’azzurra conca di monti.
I paeselli dalla nostra parte seguitano a vivere anche sulla linea degli avamposti, e ricevono strani messaggi dal nemico, portati dal fiume. Sono proclami, avvertimenti, inviti, spediti dentro bottiglie vuote che l’acqua trascina. Comunicazioni da naufraghi. Qualche volta un treno blindato viene avanti adagio adagio in esplorazione, spara un paio di bordate e fugge, tutto avvolto in una gran nube di fumo.
Il fianco orientale della valle è formato dalle balze del Coni Zugna che digrada, verso Rovereto, nella Zugna Torta. È una lunga montagna boscosa che solleva un dorso crestato di rocce. Sulla vetta più alta si erano fortificati gli austriaci. L’assalto che li scacciò salì da un lato che pare inaccessibile. Dal basso la cresta sembra avanzare delle fulve speronate a picco. Una notte un reparto alpino si arrampicò lassù e sorprese il nemico. Un solo austriaco tentò di difendersi, con un eroismo ammire-