Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/15


prefazione xi


mine senza numero, con cordoni fulminanti, ha moltiplicato le forze di resistenza delle difese. L’esempio più luminoso delle possibilità di una difesa si è avuto nei primi mesi della guerra europea, quando l’ala destra dell’esercito tedesco, fresca ancora, forte di ventiquattro o venticinque corpi di armata, presa Anversa si gettò sulle facili pianure fiamminghe, coperte da un’immensa rete di strade, cercando un varco verso Calais, e non passò. Aveva contro di se forze inferiori e assai meno armate, ma chiuse in un cordone di trincee. La trincea fermò definitivamente l’offensiva germanica.

Anche noi abbiamo urtato nella lotta di trincea, ma su ben altro terreno, e non ci siamo fermati che dove intendevamo fermarci. Trincee nella neve, trincee nelle rocce, trincee sulle spalle dei monti. trincee sul bordo dei fiumi, trincee sui campi, trincee nei boschi, e abbiamo assalito, conquistato, avanzando sempre. Nella fronte dell’Isonzo, verso Plezzo e sulle pendici del Monte Nero, verso Tolmino e sulle alture di Plava, verso Gorizia e sull’altipiano Carsico, la nostra offensiva ha progredito espugnando opere ad ogni passo, ha progredito lentamente ma sistematicamente, tenace, infaticabile, ardente. Il nostro esercito dà prova di una energìa