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96 tra lo stelvio e il tonale


sfruttano, sulle sue vie sta di guardia la morte. Il freddo, i crepacci, gli abissi, le tormente sono le sue armi terribili. La montagna si difende, si oppone, minaccia, ammazza per suo conto.

Il combattimento sullo Stelvio, che per la quantità di truppe impegnate avrebbe un valore di episodio, acquista un non so quale carattere di lotta titanica lassù, in quella sommità del mondo, dove le vette corrusche si ergono come combattenti, avendo i ghiacciai per spalto e le valli per fossato.

Dal giogo dello Stelvio fin verso il passo del Tonale è tutta una distesa di ghiacciai, un mare candido e sinuoso dalle onde immani ed immobili, che innalzano fino alle nubi lo splendore delle loro creste, un paesaggio polare levato nelle profondità del cielo sull’imponente e immane piedistallo dei dirupi. È il gruppo dell’Ortler e del Cevedale sul cui spartiacque la frontiera corre. Non vi sono valichi; bisogna attraversare i ghiacciai nelle insellature praticabili. Italiani e austriaci sono separati dall’ampia distesa del gelo. Qualche pattuglia s’inoltra alla notte sui ghiacci, esplora, attacca un piccolo posto, ritorna all’alba. Quando il giorno sorge non ce più nessuno sul candore delle nevi. I posti avanzati si annidano al bordo dei ghiacciai, sulle creste nude e grigie.

Risalendo da Bormio la Valfurva si può avere un’idea di questa zona meravigliosa e orrida.